Programma Elettorale

Stop burocrazia

La burocrazia è il vero male del nostro Paese, un cancro che nessuno riesce ad estirpare. Soprintendenza, Autorità di Bacino, Genio Civile, Uffici Regionali e Provinciali, e chi più ne ha più ne metta, sono diventati i ‘rallentatori’ e i alcuni casi il ‘blocco’ per qualsiasi realizzazione infrastrutturale, sia opera pubblica che privata.  Non è possibile che per aprire un’attività industriale servono oltre trenta pareri, per un esercizio commerciale il discorso è quasi lo stesso. E se pure la perseveranza dell’imprenditore supera i tanti ostacoli, non ultimo quello dei costi, con l’apertura dell’azienda i problemi possono soltanto aumentare. In Italia un’impresa può ricevere ‘visite’ e ‘verifiche’ ogni tre giorni da parte di diciannove soggetti pubblici differenti. L’imprenditore crea sviluppo, lavoro, ricchezza, è assurdo che venga visto come una mucca da mungere.   OBIETTIVO: SBUROCRATIZZARE E SEMPLIFICARE PER CONCLUDERE QUALSIASI ITER AUTORIZZATIVO IN TRENTA GIORNI.

Più lavoro

Il Mezzogiorno è l’area del Paese che soffre maggiormente per la questione Lavoro e la continua migrazione di giovani alla ricerca di un impiego lontano da casa, segnando un pericoloso depauperamento di intelligenze. Negli ultimi tempi, però, i dati su occupazione e disoccupazione sono leggermente migliorati: la speranza è che si sia invertita la tendenza. E l’aggiornamento Unioncamere-Anpal sulle opportunità occupazionali evidenzia un dato che oramai si va consolidando: il lavoro spesso c’è ma non si trovano profili idonei per essere impiegati.  Dunque, è necessario individuare una strategia che superi questa criticità nel Mezzogiorno.  È necessario che i percorsi formativi e di istruzione siano quanto più possibile connessi e legati alle peculiarità territoriali. Se una determinata provincia è vocata all’agroindustria è indispensabile che le scuole e le università abbiano percorsi legati a quel tipo di comparto e non certo al sanitario; se un territorio è leader nell’automotive è normale che si preparino i giovani per quel tipo di impiego. Insomma la preparazione dei giovani deve essere legata alle necessità dei territori e non al gusto di lasciare agli stessi un ‘pezzo di carta’.  È fondamentale, inoltre, incentivare gli Its (Istituti Tecnici Superiori) e i ragazzi ad iscriversi a questo percorso di formazione post-diploma che in alcuni casi raggiunge il 98% di diplomati occupati. Vengono formati professionisti con le competenze tecniche richieste dalle aziende perché la stragrande maggioranza dei docenti sono i dirigenti delle stesse industrie. Anche in questo caso, però, bisogna attivare corsi utili ai territori e non giusto per farlo. Il sistema della formazione troppo spesso, soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno, non forma per davvero i ragazzi ma consente loro soltanto di avere un titolo. Bisogna invertire questo discorso: si faccia la formazione nelle aziende, si individuino percorsi utili ai ragazzi per consentire loro di avere un lavoro, soltanto così si eviteranno ulteriori fughe di giovani dal Sud con uno spopolamento che mette a rischio interi comuni delle aree interne del Mezzogiorno. OBIETTIVO: EVITARE CHE I GIOVANI DEL SUD SIANO COSTRETTI AD EMIGRARE ATTRAVERSO UN DIVERSO SISTEMA DI ISTRUZIONE-FORMAZIONE UTILE AD IMPIEGARLI NELLE PROPRIE REALTÁ.

Più imprese

Il sistema produttivo - imprese commerciali, artigianali, industriali ed agricole - rappresenta l’ossatura portante del sistema socio-economico del nostro Paese senza il quale non ci sarebbe futuro. È necessario creare le condizioni affinché le imprese aumentino, incrementando così sviluppo e occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno.  L’addio ai maxi-acconti sull’iva voluto dalla Lega e dal segretario federale Matteo Salvini è un segnale importante per le aziende, il nuovo codice degli appalti, sempre voluto dal vice-premier e ministro delle Infrastrutture Salvini, ha accelerato e semplificato migliaia di opere pubbliche garantendo più lavori alle imprese. È necessario sostenere misure incentivanti per le imprese che si insediano e investono al Sud, anche attraendo capitali dall’estero; occorre, quindi, guardare al futuro favorendo l’insediamento di nuovi gruppi industriali, concedendo nuove misure di sostegno al sistema produttivo. Bisogna fare in modo che con nuove politiche europee, non vessatorie così come sta capitando invece attualmente con il settore agricolo che va incentivato, ci siano più imprese nel Mezzogiorno che possano creare migliaia di nuovi posti di lavoro.  OBIETTIVO: NUOVE POLITICHE EUROPEE PER LE IMPRESE AFFINCHE’ AUMENTINO NEL MEZZOGIORNO CREANDO NUOVO SVILUPPO E OCCUPAZIONE.

Più Sud in Europa

Tema essenziale per il Sud è la valorizzazione e il sostegno alle aree interne per una vera Coesione Territoriale. Occorrono, partendo da una nuova e diversa Europa, nuove politiche di aiuto ai quasi duemila comuni del Mezzogiorno che rappresentano l’ultimo baluardo rispetto ai problemi e ai cittadini amministrati.  L’Europa troppo spesso è vista distantissima, non solo dal punto di vista chilometrico, dal Sud, da territori che necessitano di risorse, di semplificazione, di personale, di interlocuzione per uscire da un isolamento che oramai dura da troppo tempo.  Lo spopolamento dei comuni, quelli delle aree interne, e la carenza di servizi (sanità, politiche sociali, viabilità comunale, servizi ai cittadini) pone in capo agli enti locali seri problemi di gestione delle attività ordinarie, che si aggiungono alle tante altre difficoltà che Sindaci e Amministratori devono fronteggiare nel quotidiano.  Servono nuove politiche europee per il Mezzogiorno, che differenzino criticità ed esigenze tanto delle aree metropolitane quanto dei piccoli comuni. Perché anche il Sud corre a velocità diverse, con le fasce costiere che hanno numeri diversi dalle realtà interne, ovvero maggiore ricchezza, tanto turismo, buona industria e densità abitativa esagerata. Se non si trova un giusto equilibro tra aree, ancora qualche anno e avremo le città metropolitane ulteriormente strabordanti e tanti piccoli comuni a definitivo rischio estinzione. Bisogna, quindi, ripopolare le aree interne, garantendo però alle stesse adeguati servizi, partendo da quelli sanitari e di mobilità, per renderle appetibili a chi vuole evadere dalle metropoli e vivere dalle stesse a poche decine di chilometri.  OBIETTIVO: PORTARE A BRUXELLES IL CAMBIAMENTO METTENDO AL PRIMO POSTO IL SUD, I DIRITTI, LE REGOLE E IL BUONSENSO.

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Luigi Barone

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